L’idea nostalgica che avevo di Canosa quando ho deciso di impegnarmi nell’associazionismo cittadino e nel fare impresa in questa città si è subito scontrata con una socialità che ho percepito profondamente diversa tra quando sono partito e quando sono tornato. Canosa non era una città divisa, non viveva di così tante polemiche e noi eravamo orgogliosi delle realtà imprenditoriali, associative, culturali e di intrattenimento che questa città era capace di offrire.
Canosa era un’altra città e io ritengo che sia necessario stravolgere il metodo conflittuale che, anche dal punto di vista politico, ci contraddistingue da vent’anni mettendo al centro l’analisi dei fatti, il confronto costante e le cose da fare.
Questi sono stati i presupposti della mia candidatura a Sindaco e in base ad essi voglio chiudere la mia campagna elettorale che, tra una dichiarazione estrapolata dal contesto e una questione personale in sospeso, qualche volta è un po’ scaduta.
Non avrei voluto che succedesse e me ne dispiace, per me si tratta di degenerazioni che non possiamo permetterci e che non voglio più leggere o ascoltare perché allontanano le persone dall’interessarsi alla città. Queste situazioni mi hanno riportato alle tante esperienze di mediazione fatte nei consigli d’amministrazione, impegnato a risolvere le conflittualità aziendali che si protraggono quando viene messo in secondo piano il futuro delle aziende per ragioni sicuramente meno importanti.
In quelle situazioni è più importante capire come risolvere i problemi invece che indagare sulle colpe, mettere al centro il perseguimento degli obiettivi di sviluppo e crescita piuttosto che le criticità. Noi dobbiamo fare lo stesso, pensando solo alla nostra comunità: mancano due giorni all’alba e questa città ci chiede che sia per ognuno di noi, perdenti e vincenti, un’alba di serietà, rispetto, dialogo e coraggio, questo sarà necessario per fare politica per Canosa e questa, se saremo premiati dalla fiducia degli elettori sarà la linea dell’Amministrazione da me guidata.