Spettacolo

​Sanremo 2019, “strada facendo” Baglioni stupisce ancora

Sabino Del Latte
Sanremo
L'analisi sul 69° Festival della Canzone Italiana
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Terminata la 69a edizione del Festival di Sanremo, ci ritroviamo come ogni anno, a trarre un bilancio della kermesse ligure che quest’anno, al di la di ogni possibile aspettativa, ha stupito tutto e tutti.

Tanti sono stati i temi, le polemiche, le parole, la musica e fra vincitori e vinti si inizia a comprendere, giorno dopo giorno, ciò che il Festival della canzone italiana ha voluto trasmetterci.

Seguo ogni anno con tanta passione la rassegna sanremese e mai come quest’anno, sono rimasto stupito dal modo in cui è stato strutturato. E’ stata una manifestazione caratterizzata da tantissime polemiche sia prima che dopo a causa degli intrecci politici che mai come quest’anno si sono legati indissolubilmente ai suoi protagonisti.

Si è riusciti a strumentalizzare anche la musica, una delle cose più belle, sane e genuine che esista. Nonostante queste vicende però, il Festival non ha perso la sua bellezza e ha continuato a mostrare tutto il suo valore, grazie anche a chi ci lavorava da mesi con lo scopo di mostrare l’Italia in tutte le sue sfaccettature.

Il Festival di Sanremo è in fondo come la Nazionale Italiana di Calcio, perché solo in queste due occasioni, l’Italia e gli italiani si fermano, tutti insieme, davanti dalla tv. Due eventi che invece di dividere, legano tutti allo stesso modo perché come si è fieri della nostra Nazionale, dovremmo esserlo anche per la nostra tradizione musicale, che anno dopo anno, riesce a mostrare sempre di più come questo paese stia cambiando.

A mutare però non è solo la musica, ma anche i temi che passo dopo passo, abbandonano la retorica dell’amore per avviarsi verso contenuti più veri, concreti, leali e a volte tristi. Infatti, a farla da padrone non è più soltanto “il cuore, il sole, l’amore” ma bensì storie difficili come quelle raccontante da Motta, Mahmood, Silvestri e dai Zen Circus.

Ciò che più mi ha colpito infatti è stata la concretezza e il coraggio di aver mostrato, nella maniera migliore possibile, tutto il paese ed inevitabilmente ognuno di noi è riuscito a identificarsi in qualcosa o qualcuno. A vincere questa edizione è stato a sorpresa Mahmood, ma il vero vincitore del Festival è stato colui che l’ha organizzato e diretto e vale a dire il direttore artistico Claudio Baglioni.

Ribattezzato durante la scorsa edizione “dittatore artistico”, quest’anno ha rivestito i panni del “dirottatore artistico” stupendo giornalisti, opinionisti ed esperti con le sue scelte che però, in fin dei conti, si sono rivelate più che giuste. Se il leitmotiv della passata rassegna musicale è stato quello dell’immaginazione, quest’anno a prendere la scena è stata l’armonia, più volte rivendicata dal cantante romano. Alla vigilia dell’inizio della manifestazione canora, i presupposti non erano dei migliori perché iniziava a profilarsi un evento mediatico pieno zeppo di veleni, ma serata dopo serata, tutto ciò è pian piano svanito.

Certo, i segnali di guerra c’erano tutti, ma poi il “festival dell’armonia” ha preso il sopravvento, diventando ai più anche il più bizzarro degli ultimi anni poiché ideato prima delle elezioni e realizzato dopo( soprattutto con un’altra Rai), ha prodotto un risultato più che sorprendente viste le premesse.

E’ stata la festa della musica, in tutto e per tutto ed è per questo preciso motivo che il vero vincitore è Claudio Baglioni. Ha voluto, in questo Festival più che mai, lo spettacolo e la canzone italiana al centro di tutto, cosa che nelle precedenti edizioni, era stata totalmente dimenticata.

Sarebbe stato contento di ciò il celebre Domenico Modugno, che in una intervista rilasciata nel 1981 a Vincenzo Mollica, altra colonna della Rai, sosteneva con tutto sé stesso una maggiore italianità del kermesse sanremese. In quegli anni infatti, gli ospiti erano per lo più stranieri, andando così via via a disperdere il vero significato e contenuto della canzone italiana.

Baglioni, nel giro di due anni è riuscito a rivoluzionare tutto, prendendosi una grossa responsabilità, ma avendo alla lunga ragione. Il “ dirottatore artistico” ha chiamato a sé durante il Festival, solo ed esclusivamente ospiti italiani, valorizzando così i talenti di casa nostra della musica e dello spettacolo. Una festa nella quale, secondo la regola baglioniana, c’era spazio per tutti, per vecchie glorie e giovanissimi esordienti, tutti alla pari ai blocchi di partenza.

È stata la festa dello spettacolo italiano, attori, ballerini, comici e intrattenitori, registi e conduttori televisivi, tutti al lavoro al più grande show della televisione italiana. Si è partiti la prima serata con Andrea Bocelli, che insieme a suo figlio, ha fatto emozionare tutto l’Ariston, e si è proseguiti con Giorgia, Elisa, Fiorella Mannoia, Alessandra Amoroso, Umberto Tozzi e Raf, Fabio Rovazzi, Ligabue, Marco Mengoni, Antonello Venditti, Riccardo Cocciante ed Eros Ramazzotti.

Non sono mancate anche le star dello spettacolo e del cabaret: basti pensare al duo Pio e Amedeo , autori di un’esibizione magistrale, senza dimenticare Serena Rossi ( commovente il ricordo di Mia Martini) e i due co-conduttori della scorsa edizione, vale a dire Pierfrancesco Favino e Michelle Hunziker che a distanza di un anno, hanno dimostrato di non aver dimenticato come si riesce a padroneggiare un palco così difficile come quello dell’Ariston.

Baglioni, che ha duettato con ogni ospite, ha giocato molto sulla versatilità di questo 69 e così parallelamente, come nel 2018 furono gli ospiti a duettare con lui sui suoi pezzi, quest’ anno è stato il contrario. Indimenticabile il duetto con Venditti sulle note di “Notte prima degli esami” mentre meraviglioso è stato quello con Elisa, insieme alla quale, ha reso omaggio a Luigi Tenco.

Il “dirottatore artistico” è stato accompagnato sul palco da una travolgente Virginia Raffaele che serata dopo serata, ha preso confidenza con il contesto che la circondava. Indimenticabile il suo medley in cui presta voce e mimica a Malika Ayane, Patty Pravo, Giusy Ferreri, Fiorella Mannoia e a Ornella Vanoni. L’Ariston era tutto in piedi per lei, dimostrando così per l’ennesima volta, sempre se ce ne fosse bisogno, il suo immenso ed inarrivabile talento.

Più in difficoltà Claudio Bisio, che è sembrato non essere mai entrato nel mood sanremese ma che alla lunga, soprattutto con il suo monologo sui padri al giorno d’oggi, ha dimostrato tutto il suo estro. Leggermente impacciato lo è stato, soprattutto durante la prima serata quando tante sono state le critiche piovute su di lui e la Raffaele, ma di certo ha cercato in tutti i modi di non far rimpiangere Favino.

I dati Auditel hanno premiato il lavoro di Baglioni ed infatti seppur non raggiungendo gli ascolti record dell’anno scorso, sono stati quasi 10 milioni di italiani ogni sera, a seguire l’evento dell’anno targato Rai. La serata finale è stata seguita da 10.500.000 spettatori, rispetto ai 12.000.000 del 2018, ma questi sono dati che lasciano il tempo che trovano. Quest’anno, più di ogni altro anno, il Festival è stato seguito da tantissimi giovani, dato rivendicato dalla Rai a testimonianza del fatto che il pubblico stia cambiando.

Il merito però è sempre di Baglioni, perché è stato lui a voler portare una ventata di cambiamento. Nel 2017 in gara c’era ancora Al Bano, cosa che oggi sarebbe inimmaginabile e il fatto che al Festival ci siano stati Mamhood, Zen Circus, Motta, Silvestri e Rancore, Ex-Otago, Bertè, Ultimo, Turci,Irama tanto per citarne alcuni, è solo il segno della capacità del festival( e di Baglioni) di offrire un quadro credibile della musica italiana di oggi.

C’è stato spazio anche per Achille Lauro che ha dimostrato che si può salire su quel palco e provare a scuotere le mura soltanto con il rock’n’roll. Il lavoro effettuato da Baglioni, il centro intorno al quale ruota la mia riflessione, è stato egregio e monumentale ed è anche merito suo se a trionfare è stato Mamhood.

Vincitore di Sanremo Giovani, è stato subito portato dal direttore artistico nel Sanremo dei “grandi” perché, in fondo, lui aveva già capito le sue potenzialità. La sua canzone intitolata “ Soldi”, per quanto abbia un titolo banale, racchiude al suo interno un enorme significato ed è forse per questo che è stato premiato. Una canzone che parla dell’essere cresciuti in periferia, tema ricorrente nel rap delle seconde generazioni e del rapporto con un padre più interessato agli aspetti materiali della vita che agli affetti.

Il brano parla di povertà, della difficoltà di stare al mondo, di un padre assente, che viene ricordato nella seconda parte della canzone e quella frase in arabo “Waladi waladi habibi” che vuol dire “Figlio mio, figlio mio, amore, vieni qua” è il frutto del ricordo di Mahmood del padre che se n’è andato per non tornare più quando lui aveva 6 anni e con il quale non ha più rapporti.

Una canzone che parla di rabbia, impotenza e tanta tristezza e al contempo il Festival, eleggendolo vincitore, ha dimostrato di essere più avanti rispetto al paese Italia. Le polemiche sono state tante, soprattutto a causa delle modalità del voto, in quanto la giuria d’onore e i giornalisti, hanno ribaltato completamente il televoto che dava Ultimo come indiscusso vincitore. Di certo, Il sistema di votazione andrebbe rivisto per dare maggior peso al pubblico da casa, ma di certo la reazione di Ultimo non è stata ben accetta ai più.

La delusione è facile da comprendere, ma fosse stato più signore, avrebbe potuto dire le stesse cose ma con più garbo ed educazione. Il suo brano, che parla di un amore che non c’è più, ha illuminato l’Ariston ma ciò non è stato sufficiente.

Proteste e fischi anche per non aver regalato alla Bertè il podio, che avrebbe assolutamente meritato. Sempre sul pezzo come al solito “Il Volo”, terzi classificati, che raccolgono sempre più consensi, dimostrando di essere un zoccolo duro del Festival. Meritano citazione anche i brani di Daniele Silvestri intitolato “Argento vivo” e quello di Simone Cristicchi intitolato “Abbi cura di me” che per quanto si siano classificati ai piedi del podio, hanno ricevuto numerosissimi consensi per le bellezza dei loro temi e dei loro contenuti.

In conclusione, spero con questa mia analisi, di essere riuscito a mostrare nella maniera migliore possibile questo 69° Festival di Sanremo. Sono dell’opinione che ciò a cui abbiamo assistito non è altro che pura rappresentazione della realtà, ed è una realtà che è addirittura migliore dell’immagine del Paese che vediamo ogni giorno. Lo spettacolo, la musica, l’arte, funzionano così, ci raccontano l’anima profonda di un Paese, ci raccontano quello che sta per avvenire, quello che vorremmo avvenisse e che, anche attraverso le canzoni, cerchiamo di far accadere. Insomma, “ strada facendo” Claudio Baglioni stupisce ancora….

lunedì 11 Febbraio 2019

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